Uji, la città del Genji monogatari

Uji (宇治) è una cittadina situata a metà strada tra Kyoto e Nara, che si pregia dell’appellativo di Città del Genji monogatari. La sua vicinanza a due delle capitali storiche del Giappone l’ha resa un centro culturale fin dal periodo Heian (794-1192).
Due delle sue attrazioni principali, il tempio Byodoin e il santuario Ujigami, risalgono proprio a quest’epoca.

Byodoin
Tempio Byodoin
Ujigami-jinja
Ingresso al santuario Ujigami

La cittadina è attraversata dal fiume Uji, i cui flutti rumorosi fanno da sfondo alle vicende degli ultimi dieci capitoli del Genji monogatari, conosciuti appunto come “Capitoli di Uji”.
Proprio per questo qui si trova anche il Tale of Genji Museum, un museo interamente dedicato al mondo del Principe splendente.

Town of The Tale of Genji

Uji è anche famosa per il suo tè verde, coltivato a partire dal periodo Kamakura (1192-1333). La via principale è il luogo perfetto per assaporare il tè della regione, godersi un gelato, una granita o un piatto di soba al gusto matcha, o comprare un souvenir da portare a casa.

Uji

Uji è uno dei posti in Giappone a me più cari. Un po’ fuori dal flusso di turisti, che spesso si fermano soltanto per un’affrettata visita al Byodoin, amavo fuggire qui dalle folle e camminare da sola per i suoi sentieri tra gli alberi, o sedere in silenzio tra i giardini del Koshoji. Tante volte mi sono fermata sulle rive del fiume Uji ad ascoltare il suono della corrente, cercando di immaginare come dovessero sentirsi le dame del periodo Heian che vivevano in quei luoghi, all’epoca davvero solitari e isolati.
Ecco una breve introduzione alla cittadina e ai suoi punti di interesse, sperando che abbiate anche voi occasione di visitarli.

Uji

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Download – Le traduzioni in inglese del Genji monogatari

Il Genji monogatari è stato tradotto per la prima volta in inglese – e quindi reso accessibile al pubblico occidentale – da Arthur Waley tra il 1921 e il 1933. Waley si prese molte libertà sul testo del Genji, reinterpretando, aggiungendo e sottraendo per rendere l’opera più comprensibile ai suoi contemporanei.
Il risultato è un romanzo dalla prosa elegante, lodato all’interno dei circoli culturali, di grande popolarità, ma distante dall’originale nel contenuto.

Edward G. Seidensticker si cimenta a sua volta nella traduzione del romanzo tra il 1959 e il 1974. Pur ammirando Waley e apprezzando l’eleganza della sua scrittura, Seidensticker sente la necessità di rendere all’opera di Murasaki una voce più simile a quella dell’autrice, un ritmo più fedele a quello del testo di partenza.

La terza traduzione in inglese del Genji monogatari, realizzata da Royall Tyler e pubblicata nel 2001, arriva in un momento di nuova attenzione per la letteratura giapponese, che trova quindi più spazio nell’editoria. Questa situazione dà maggior libertà al traduttore nell’uso di annotazioni e spiegazioni a piè di pagina, unite a una prosa che mantiene un equilibrio tra l’eleganza di Waley e la fedeltà di Seidensticker.

traduzioni in inglese del genji monogatari

Un confronto pratico fra le tre versioni di passaggi del testo, o fra le scelte effettuate da ogni traduttore nella resa delle poesie e nell’uso dei nomi per i personaggi dà un’idea precisa di quanto siano diversi i testi che leggiamo quando ci avviciniamo al Genji monogatari in traduzione.

Arianna, una lettrice del blog e della pagina Facebook, ha realizzato una tesi di laurea dedicata all’argomento ed è stata così gentile da farmela leggere, e da permettermi di condividerla con voi.
Il lavoro di Arianna contestualizza il Genji, fa luce sulla scoperta dell’opera in Occidente al tempo del giapponismo, e si concentra sulle tre traduzioni in inglese. Personalmente ho trovato molti spunti di riflessione interessanti che vorrò approfondire con ulteriori ricerche, e sono davvero felice di poter condividere con voi questa lettura.

Il testo è scaricabile in formato PDF cliccando sul link sottostante. Un enorme grazie ad Arianna, e a tutti voi buona lettura!

Il Principe Splendente in Occidente: le traduzioni in inglese del Genji monogatari, di Arianna Leonardi

 

Maria Teresa Orsi su Repubblica

Su La Repubblica di oggi, 22 giugno 2012, è apparsa un’intervista alla professoressa Maria Teresa Orsi sulla sua traduzione del Genji monogatari, che le è costata dieci anni di lavoro.
Qui sotto trovate l’articolo, per visualizzarlo cliccate sull’immagine e poi ingranditela in modo da vederla nelle dimensioni originali.
Ringrazio Bruna per la segnalazione.
Maria Teresa Orsi su Repubblica

Prime impressioni sul volume “La storia di Genji” curato dalla prof. M.T. Orsi

Da qualche giorno ho finalmente tra le mani il tanto agognato volume e volevo condividere con voi le mie prime impressioni, anche per fornire qualche elemento di valutazione a chi giustamente è titubante nel procedere all’acquisto, visto il prezzo decisamente elevato.


Il libro conta circa 1500 pagine, di cui una cinquantina di introduzione al romanzo, che è contestualizzato nella sua epoca grazie a sostanziosi riferimenti alla cultura Heian, e altre cento di note ai capitoli. Sono inoltre presenti una bibliografia contenente testi di riferimento e antologie poetiche e un glossario con i termini che non sono stati tradotti, ma mantenuti in originale, in quanto sarebbe stato impossibile rendere il loro senso in italiano senza cadere in goffe approssimazioni. Per intenderci, nessuno siederà sul divano né viaggerà in carrozza. Leggi tutto “Prime impressioni sul volume “La storia di Genji” curato dalla prof. M.T. Orsi”

Genji monogatari a cura di Maria Teresa Orsi: aggiornamenti

Dopo l’annuncio che dava l’edizione del Genji curata da Maria Teresa Orsi in vendita da gennaio, questa volta forse ci siamo davvero: Einaudi ha pubblicato i dettagli sul volume, che sarà in vendita da fine aprile, quindi tra pochissimi giorni, per la collana I millenni a 90€.

La copertina del volume, dal sito di Einaudi

Ecco un estratto dall’introduzione della professoressa Orsi:

«Il Genji monogatari viene spesso indicato come il primo esempio di romanzo psicologico. Se simili attribuzioni suonano sempre alquanto arbitrarie, leggendolo non si può evitare di avvertire quanto si proceda in profondità nello scandagliare l’animo umano e come il quadro che ne deriva sembri spesso in sintonia con il modo di sentire di oggi. Da questo punto di vista, esso merita a buon diritto il titolo di classico della letteratura universale, sebbene solo di recente, in pratica poco piú di cento anni, sia entrato nell’orizzonte culturale occidentale e abbia preso a influenzarlo. La sua modernità risiede nella precisa volontà dell’autrice di non limitarsi a presentare intrecci tali da attirare l’attenzione e distrarre dalle pene quotidiane, ma anche di trasmettere sensazioni e sentimenti nella convinzione che altri possano e debbano condividerli. (…) Da questo punto di vista il collegamento con i grandi romanzi occidentali appare inevitabile, ma ogni forma di confronto, classificazione e competizione si rivela alla fine incongrua. Si può dire che Murasaki Shikibu ricorda nelle sue introspezioni Proust o che il Genji monogatari sta al mondo cortese dell’anno Mille come Madame Bovary sta al mondo borghese dell’Ottocento. Ma il Genji monogatari non può non essere letto, analizzato, se possibile apprezzato, come un’opera profondamente, organicamente medievale. (…) Non è possibile tagliare in due il romanzo, distinguendone una parte “universale”, che attiene a sentimenti riscontrabili in ogni tempo e a ogni latitudine, e quella frettolosamente catalogata come caduca, fatta di annotazioni riconoscibili solo da chi si muove in un mondo ormai scomparso e utili a perpetuarne la perfezione formale. Questi due aspetti sono in realtà del tutto inscindibili, si compenetrano e si giustificano l’un l’altro».

Il libro è in vendita nelle librerie dal 30 aprile 2012, correte a prenotare la vostra copia!

Capitolo 25 – Murasaki Shikibu e il monogatari

Murasaki Shikibu ha un’idea molto precisa di quello che sta facendo e un’opinione ben formata riguardo alla letteratura del suo tempo. Il monogatari era un genere ritenuto di poco conto all’epoca, considerato un passatempo per le dame di compagnia. Gli uomini leggevano – e scrivevano – principalmente poesia in caratteri cinesi (il cui uso era precluso alle donne).
Questo brano merita di essere riportato per intero e messo in evidenza per la sua grande importanza: ci permette infatti di comprendere cosa l’autrice del tutto consapevolmente pensasse del proprio lavoro e quanto fosse in anticipo sui tempi nella sua difesa di un genere “di finzione”, ma non per questo meno “vero” nella rappresentazione della natura umana.

“C’è, a quanto pare, un’arte di ingranare ogni parte del racconto nella successiva che, sebbene si tratti di pura immaginazione, il lettore è persuaso che quegli avvenimenti possono essere accaduti davvero e ne è toccato a fondo quasi come se si svolgessero proprio sotto i suoi occhi. Con una parte del nostro cervello possiamo benissimo capire che ogni episodio è stato inventato col preciso proposito di smuovere i nostri affetti; ma (se la trama è congegnata con opportuna abilità) noi possiamo tuttavia in altra parte del nostro animo sentirci accesi di sdegno per i torti subiti da qualche principessa affatto immaginaria. O ancora, l’eloquenza dello scrittore può persuaderci ad accettare le più crude assurdità, abbacinato com’è il nostro giudizio dal puro splendore del linguaggio.
Mi è successo in passato di fermarmi ad ascoltare una delle nostre giovinette che stava facendo una lettura ad alta voce alle sue compagne, e di essere stato sorpreso dei progressi che quest’arte del romanzo sta compiendo. Come credi che i nostri nuovi scrittori arrivino a questa genialità? Leggi tutto “Capitolo 25 – Murasaki Shikibu e il monogatari”

Nasce Genji monogatari blog

Dopo aver terminato la lettura della Storia di Genji ho provato la desolante sensazione di dover abbandonare un mondo, popolato non da personaggi ma da uomini e donne reali, le cui fortune mi hanno rallegrata e le cui disgrazie mi hanno addolorata.
La meravigliosa complessità delle figure le ha rese vive, tanto da farmi desiderare di incontrarle, parlare con loro, abbracciarle.
Genji, “lo Splendente”, è così umano e allo stesso tempo quasi un’entità che pervade questi luoghi e rende il racconto un’unità compatta, nonostante la quantità di vicende raccontate e personaggi introdotti. Mi sembra di averti conosciuto, Hikaru-kimi: ti ho biasimato, compatito, odiato, compreso, compianto, ammirato, invidiato, amato.
In questo, credo, risiede la grandezza di un romanzo. Al di là dell’incalcolabile importanza storica, dell’indubbia immensità letteraria, dell’abbagliante talento dell’autrice, è la capacità del libro di uscire da se stesso e toccarmi, lettrice di mille anni dopo, con una quantità di sentimenti sorprendentemente attuali.
Ho avuto tra le mani un’opera veramente universale, che nonostante l’enorme distanza spaziale, temporale, culturale, continua ad essere viva, pulsante, coinvolgente come poche.
Grazie a questo amore viscerale ho iniziato a covare un progetto ambizioso. Cercando approfondimenti sul web mi sono accorta della scarsità di risorse disponibili in lingua occidentale, in particolar modo in italiano.
Ho pensato di rimediare, nonostante sia ben lontana dall’essere un’esperta.
Il progetto che ho in mente è ancora abbozzato e spero prenda una forma definita in corso d’opera.
Suggerimenti, commenti e critiche sono sempre ben accetti. Per qualunque comunicazione non esitate a scrivermi a questo indirizzo.