P. 206, Fujitsubo pensando a Genji:
Non fossi che una semplice mortale, dai dolci petali di questo fiore di cui ora sto mirando la bellezza non saprei a lungo tener discosta la rugiada dell’amore.
P. 207, Genji a Oborozukiyo:
L’uguale rimpianto di perdere la bellezza di questa notte fuggitiva, più chiaramente della luna velata prova che eravamo destinati ad incontarci.
P. 208, Genji a Oborozukiyo:
Mentre ancora cerco di scoprire su quale stelo posa la rugiada un gran vento scrolla l’erba della pianura.
P. 210, Genji pensando a Oborozukiyo:
Si è mai prima d’ora un mortale creato il rompicapo di chiedersi dove va la luna quando all’alba lascia il firmamento?
P. 211, canzone da Genji ad Aoi:
Piume e guanciali paion ferrigni
se con te giaccio, ostile sposa,
quasi che letto siano i macigni
su cui del Nuki va l’acqua ondosa.
P. 212, Ministro della Destra a Genji:
Fossero i miei fiori come quelli degli altri giardini, non avrei osato d’invitarvi.
P. 214, Genji a Oborozukiyo:
Se in questa gara di arceri la mia freccia ha deviato, era perché solo nell’incerto crepuscolo del mattino i miei occhi avevano intravisto il brillare del bersaglio.
Risposta:
Se aveste saettato con gli strali del vostro cuore, anche senza che l’arco sottile della luna dardeggiasse alcuna lucentezza, avreste fallito il bersaglio?