Capitolo 53 – Poesie

P. 422, Ukifune:
Quando, come foglia che cade nel fiume, il mio dolore avrebbe potuto inghiottirmi, la vita mi prese in trappola nelle sue reti, e non volle lasciarmi partire.

P. 422, Ukifune:
A chi pensa che il mio corso agitato abbia preso fine, non raccontare nel tuo Palazzo, o altissima Luna, che invece indugio così per il mondo.

P. 429, Colonnello:
Rialza il capo contro i venti che passano, o bel fiore: mi son mosso da lungi per costruire una siepe intorno al prato percosso dalla bufera, in cui vivi.
Risposta di Imoto:
Potrei mai, in questo casto eremitaggio, aver piantato un fiore che alle follie del mondo potesse volgere il pensiero?

P. 431, Imoto al Colonnello (spacciandosi per Ukifune):
Cacciando col falcone avete trascinato il vostro abito attraverso i campi autunnali, e se ora è bagnato, perché prendervela con la gramigna alla porta della mia casetta?

P. 432, Imoto al Colonnello (spacciandosi per Ukifune):
Morta alla bellezza della luna calante deve essere l’anima di colui che, prima del trascorrer della notte, abbandona una casa così prossima alla cresta del monte.
Risposta:
Posso rimanere finché dietro quelle montagne la luna non sia tramontata. Chissà se attraverso precipizii funesti qualche raggio di buon augurio non possa filtrare?

P. 436, Ukifune:
Mai più, o abete bifido, presso il Vecchio Fiume, ti cercherò io, giacché mi hai condannata alla vita, quando desideravo morire.
Risposta di Imoto:
Abete di Hatsuse, son lieta di averti per figlia, e non chiederò da quale ramo gemello tu sia venuta.

P. 438, Colonnello a Ukifune:
Chi capisce meglio di uno provato come me, la malinconia autunnale di questa casa desolata, quando le tenebre calano dalle montagne?
Risposta:
Strano che esista una persona, la quale, di tutto quanto vi è da conoscere, conosca una cosa sola: che sono talvolta triste.

P. 445, Ukifune:
Per tanto tempo, sia a me stessa, che a tutti quanti mi avevano cara, sono stata come morta: strano dire addio al mondo un’altra volta! Ora tutto è compiuto!
P. 445, Ukifune:
È proprio la fine questa? Da tanto tempo ritenevo che la vita fosse finita. Strano che un’altra volta il mondo e io ci dobbiamo separare!
P. 445, Colonnello a Ukifune:
Corro alla riva, nel timore di non fare in tempo ad afferrare il guscio del pescatore, il quale con remo veloce si volge all’alto mare.
P. 446, risposta:
Quantunque dalla riva di questo sciagurato mondo sia trasportato altrove, non so dove si diriga il fragile guscio del pescatore.

P. 450, Imoto al Colonnello:
Giù dalle montagne è scesa sui nostri boschio così violenta bufera, che sugli alberi non è rimasta foglia per ripararci.
Risposta:
Non ho mai sperato di trovare accoglienza in questo malinconico borgo; pure mi è parso che le cime degli alberi, ammassandosi, mi facessero cenno, mentre passavo.

P. 452, Colonnello a Ukifune:
Diverrei odioso a me stesso, se dovessi pensare che non dalle insidie del mondo, ma dal mio amore, siete fuggita.

P. 454, Kaoru:
Credevo forse di poter ritrovare il suo volto in queste acque impetuose, non stancandomi di fissare il mo sguardo nei flutti rigonfi?

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