P. 359, Ukifune alla madre:
Non qui, bensì in un luogo non inquinato da sogni e presagi mondani c’incontreremo, noi, non dubitare.
P. 360, Ukifune a Niou:
Non mi sgridare più: mi dileguo dal mondo, anima e corpo insieme, perché tu non possa dire che ad altri, quel che era tuo, fu dato.
P. 364, Ukifune:
Tutte queste mie miserie, un sol attimo basta a porvi fine.
P. 373, Kaoru a Niou:
Che significa il messaggio dell’uccello che frequenta la Montagna della Morte, se non che, amare al pari delle mie, le tue lacrime scorrono in segreto?
Risposta:
Crudele, l’Uccello della Morte, che invece silente dovrebbe sorvolare una dimora ove questa triste fragranza riempie la notte.
P. 381, Kaoru:
Quando verso questa casa, donde tutti i miei cari son partiti, non più volgeranno i miei passi, chi resterà a ripararne i muri cadenti, chi a cogliere i frutti di quest’albero antico?
P. 395, Kaoru:
Un gelo mi cinge il cuore, quando cala la sera… quel vento stesso che, un tempo, nei boschi di Serigawa, portava le brine autunnali.
P. 399, Kaoru:
Benché verso un campo fiorito di frivole-dame io volga i miei passi, tal mi son io che il vento della dissolutezza squassare non può la mia fama.
P. 400, risposta di una dama:
Un nome è solo un nome. Non pensiate che, se frale è fama del fiore, esso chini la frivola testa a ogni vento che soffia.
Risposta di Ben no Omote (dama di compagnia):
Non dite che la gioventù è passata, e che spenta è ogni passione, finché non vi sarete giaciuto una notte, su quei verdi greti ove fioriscono le ominabesci.
Risposta di Kaoru:
Quantunque di rado per quei prati sgargianti io passi, tuttavia, se invitato per una breve notte, che male c’è a trastullarsi con un fiore?
P. 400, Kaoru:
Delle quattro stagioni, ciascuna ha una tristezza tutta sua; ma mai il cuore si strugge come in queste giornate d’autunno.
P. 404, Kaoru:
‘T’ho presa!’ esclamai, e credevo di stringerla in pugno. Ma, quando guardai, la farfalla di filo-di-ragna era svanita… Svanita o forse mai… mai stata in mano mia.
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