Capitolo 05 – Poesie

La giovane pianta di «murasaki»

Dalla traduzione di M.T. Orsi

P. 96, Monaca riferendosi a Murasaki:
Nel lasciare la giovane erba
senza sapere
che ne sarà di lei
la rugiada
esita a svanire.

Risposta di Shonagon:
Potrà mai svanire
la rugiada
prima di sapere
che ne sarà
della giovane erba di primavera?

P. 99, Genji a monaca, riferendosi a Murasaki:
Sulle maniche del viandante
da quando ho visto le foglie tenere
della giovane erba
non si asciuga
la rugiada delle lacrime.

Risposta:
Non vogliate paragonare
la rugiada che per una sola notte
si posa sul guanciale d’erba
a quella del muschio
che cresce fra i monti.

P. 101, Genji all’abate:
Il vento che soffia
dal profondo della montagna
risveglia dal sogno ingannatore
e il suono della cascata
invita a lacrime di gratitudine.

Risposta:
Il cuore di chi vive quassù
purificato dalle acque di montagna
che hanno inumidito
le vostre maniche
di che mai dovrebbe turbarsi?

P. 101, Genji prendendo commiato:
Riferirò alla gente di Corte
così che vengano
a vedere i ciliegi di montagna
prima del vento
che li farà cadere.

Risposta dell’abate:
Ora che mi sembra
di aver potuto infine vedere
il fiore dell’udonge
non volgerò più lo sguardo
verso i ciliegi di montagna.

Risposta del monaco eremita:
Per una sola volta
che ho aperto la mia porta
fra i pini della montagna
ho visto un fiore
che mai prima mi era apparso.

P. 102, Genji a monaca, riferendosi a Murasaki:
Dopo aver appena
intravisto nel crepuscolo
il colore del fiore
è penoso allontanarsi
mentre si alza la nebbia del mattino.

Risposta:
Davvero sarà
tanto penoso allontanarsi
da quel fiore?
Per sapere la verità
scruterò il cielo velato di nebbia.

P. 105, Genji a monaca, riferendosi a Murasaki:
L’immagine
del ciliegio fra i monti
non si allontana da me
eppure ho lasciato lassù
tutto il mio cuore.

Risposta:
Per un solo fugace momento
prima che i suoi fiori cadessero
al soffio della tempesta
il ciliegio fra i monti
ha trattenuto il vostro cuore.

P. 106, Genji a Murasaki:
Sebbene i miei pensieri
non siano superficiali
come il nome del monte Asaka
perché l’immagine della sorgente
mi è così lontana?

Risposta della monaca:
Dopo averne attinto l’acqua
ci si rammarica, dicono,
troppo poco profonda
è infatti la sorgente
per trattenere le immagini.

P. 107, Genji a Fujitsubo:
Non vi saranno
altre notti dove il sogno
si tramuta in realtà,
anche se vi ho incontrata,
e in questo sogno vorrei dileguare.

Risposta:
Ne parleranno forse
le generazioni future
anche se nel dolore senza eguali
mi dissolverò in un sogno
che non ha risveglio.

P. 111, Genji a Murasaki:
Da quando ha udito
la voce della giovane gru
non trova pace
la barca che a fatica si fa strada tra i canneti
tornando sempre dalla stessa persona.

Risposta di Shonagon:
Vorrei cogliere al più presto
con le mie mani
la giovane erba di campo
nata dalla stessa
radice del murasaki.

P. 112, Genji a Shonagon, riferendosi a Murasaki:
Nella baia di Waka
coperta di giovani canne
si nasconde l’alga
ma l’onda che si è avvicinata
potrà mai ritirarsi?

Risposta:
Davvero imprudente
sarebbe l’alga nell’affidarsi
all’onda che si avvicina
alla baia di Waka
senza neppure conoscerla.

P. 114, Genji a una dama di cui è stato amante:
Pur se smarrito nella nebbia
alle prime luci dell’alba
non riesco a proseguire oltre
senza fermarmi
alla porta della mia amata.

Risposta:
Se davvero vi dispiacesse
proseguire senza fermarvi
presso questa siepe di nebbia
la porta di frasche
non vi sarebbe di alcun ostacolo.

P. 120, Genji a Murasaki:
Sebbene ancora non
ne conosca le radici
mi è cara la pianta di murasaki
parente di quell’erba della piana di Musashi
che mi è impossibile avvicinare.

Risposta:
Non sapendo
ciò a cui vi riferite
mi domando
quale sia l’erba di cui
è parente la pianta di murasaki.

Dalla traduzione di A. Motti

P. 118, monaca a Murasaki:
Non sapendo se ci sarà chi venga a nutrire la tenera foglia su cui si posa la goccia di rugiada esita a svanire nell’aria.
Shonagon a monaca:
O goccia di rugiada, certamente tu rimarrai finché la giovane foglia germogliante avrà mostrato come crescerà bella.

P. 122, Genji a monaca (riferito a Murasaki):
Da quando ho veduto sul tenero arbusto la verde foglia, la rugiada del desiderio non si è più inaridita sulla manica del viandante.
P. 123, risposta:
Chi non trascorreva che una notte sul rugiadoso giaciglio del viandante ben poco poteva sapere di coloro che hanno per sempre la loro casa sul freddo muschio della collina.

P. 124, Genji a prete:
Strappato al mio sogno dal nomade soffio della raffica montana, ho udito la cascata, e alla bellezza della sua musica ho pianto.
Risposta:
Allo scroscio del torrente dove ogni giorno colmo la mia tazza è difficile ch’io balzi d’ammirazione e di rapimento.

P. 125, Genji a prete:
Tornerò dagli uomini della Città e dirò loro di far presto, prima che il vento selvaggio, sorpassandoli veloce, scrolli questi fiori dal ramo del ciliegio.
Risposta:
Simile a che trova l’aloe in fiore, io non volgo più lo sguardo alle corolle del ciliegio di monte.

P. 126, eremita a Genji:
Sebbene di rado io apra i battenti di pino della mia cella montana, tuttavia stavolta ho veduto viso a viso quel fiore che a pochi nella vita è dato di vedere.

P. 126, Genji a monaca:
Ieri sera ho visto, purtroppo soltanto nel barlume del crepuscolo, l’adorabile fiore. Ma oggi un’odiosa nebbia l’ha celato completamente al mio sguardo.
Risposta:
Per sapere se veramente vi accora tanto di lasciare questo fiore, sorveglierò con occhi intenti i moti di questo cielo indistinto.

P. 130, Genji a monaca:
Con tutto il cuore ho cercato di lasciarla dietro le spalle, eppure non si è staccata da me nemmeno per un attimo – l’avvenenza di quel fiore di montagna!
Risposta:
Non più a lungo di quanto i fiori di ciliegio rimangano sul ramo lungo la spiaggia di Onoe dove soffiano raffiche selvagge – non più a lungo finora voi vi siete dimostrato costante!

P. 131, Genji a monaca:
Sono state le ombre della fonte alpestre a dirvi che il mio intento era soltanto un gioco?
Risposta:
Forse taluno che si è lasciato travolgere in quelle acque ne prova ora un pentimento amaro. Possano dirmi le ombre se sarà ancora una volta così.

P. 132, Genji a Fujitsubo:
Ora che finalmente ci siamo incontrati, potessimo per sempre svanire nel sogno che abbiamo sognato stanotte!
Risposta:
Se anche dovessi nascondermi nel buio del sonno eterno, la mia vergogna correrebbe il mondo di labbro in labbro.

P. 136, Genji a Murasaki:
Da quando ho udito la voce della giovane gru, la mia barca tende stranamente a rimanere impigliata tra i canneti!

P. 137, Genji pensando a Murasaki:
Quando la vedrò nella mia mano, la giovane erba della brughiera che spunta da radici di porpora?
(porpora = murasaki 紫, da qui il nome della bimba e lo pseudonimo dell’autrice)

P. 138, Genji a Shonagon:
Come alle onde che lambiscono la riva su cui crescono le giovani canne, anche a lui toccava di avanzare solo per poi retrocedere.

P. 141, Genji a una dama:
Al cancello della mia Sorella, pur se la nebbia del mattino chiude ancora tutto il mondo nel buio della notte, io non potevo a meno di fermarmi.
Risposta:
Se la siepe di nebbia che cinge questo posto vi dispiacesse davvero, non basterebbe uno sgangherato cancello di vimini a tenervi in istrada.

P. 146, Genji a Murasaki:
Quantunque non possa vedere le radici da cui rampolla, con quanta tenerezza amo questo suo germoglio – la rugiadosa pianta che alligna nella Landa Musashi.
Risposta:
Non so proprio perché ti è saltata in mente Musashi e non ci capisco nulla. Che pianta dici che è una mia parente?

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Poesie dal Capitolo 4

Capitolo 5

Poesie dal Capitolo 6

20/7/2023: aggiornato con citazioni dalla traduzione di M.T. Orsi.

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