L’arbusto di saggina
Dalla traduzione di M.T. Orsi
Pag. 31, il Capitano delle Scuderie a una dama:
Se piego le dita
per contare il tempo
trascorso assieme
uno solo basterà forse
per tutte le vostre manchevolezze?
Risposta:
Fino a oggi
ho contato nel mio cuore
le vostre manchevolezze
ma proprio ora è giunto il momento
che lasci la vostra mano.
Pag. 34, un nobiluomo a una dama (un’amante del Capitano delle Scuderie):
Splendida oltre ogni dire
per la luna e la voce del koto
questa dimora, eppure
è forse riuscita a richiamare a sé
una persona incostante?
Risposta:
Non esistono forse parole
capaci di trattenere
il suono del flauto,
accordato al soffio impetuoso
del vento d’inverno.
Pag. 35, Yūgao a To no Chujo
Voglia la rugiada gentile
posarsi sul garofano selvatico
anche se il recinto
della misera casa di montagna
è in pieno abbandono.
Pag. 36, To no Chujo a Yūgao
Impossibile dire
fra i fiori in boccio
quale sia il più bello,
ma nessuno eguaglia
il garofano selvatico.
Risposta:
La rugiada delle lacrime
bagna le maniche che spazzano via la polvere
e per il garofano selvatico
insieme al vento di tempesta
sopraggiunge l’autunno e l’indifferenza.
Pag. 38, Funzionario dell’Ufficio del Cerimoniale a una dama:
Se tessendo la tela
il ragno vi ha fatto sapere
che questa sera
certo sarei venuto, perché
dirmi di lasciar passare i giorni?
Risposta:
Se più frequenti
fossero le notti dei nostri incontri
non ci sarebbe stato
motivo di vergognarsi
neppure in un giorno come questo.
Pag. 46, Genji a Utsusemi:
Perché mai il gallo impaziente
mi ha risvegliato
alle prime luci dell’alba
quando ancora non si era spento
il risentimento per la vostra indifferenza?
Risposta:
Senza mettere fine
alla mia sofferenza
è giunta l’alba
e il mio pianto si è unito
alla voce dei galli.
Pag. 48, Genji a Utsusemi:
I giorni sono passati
mentre senza trovare riposo
mi chiedevo se mai
il sogno di quella notte
diventerà ancora realtà.
Pag. 50, Genji a Utsusemi:
Senza conoscere
la vera natura
dell’arbusto di saggina
mi sono perduto
nei sentieri di Sonohara.
Risposta:
Infelice per essere cresciuto
in una misera capanna di sterpi
non sa neppure di esistere,
l’arbusto di saggina
che scompare alla vista.
Dalla traduzione di A. Motti
Pag. 38, Uma no Kami a una dama:
Mentre sulla mia mano bendata conto le volte che ci siamo visti, non è un solo dito a testimoniare il mio dolore.
Risposta:
Se però quelle pene da contare le cercassi soltanto nel tuo cuore, le nostre mani ci servirebbero meglio per darci l’addio.
Pag. 41, un nobiluomo a una dama (un’amante di Uma no Kami):
Strano che la musica del tuo liuto,
che questi fiori incomparabili e tutta la bellezza della notte
non abbiano condotto altri passi a soffermarsi alla tua porta.
Risposta:
Oh, lo avessi un canto capace
di trattenere il flauto che mescola la sua nota
col basso murmure delle foglie d’autunno.
Pag. 43, Yūgao a To no Chujo:
Per quanto sconvolta sia la siepe dell’uomo della montagna, degnatevi ogni tanto di volgere uno sguardo amichevole al Fior-di-bimbo che ne sboccia con tanta dolcezza.
Pag. 45, Shikibu no Jo a una dama:
In questa notte in cui il contegno del ragno è così singolare, che follia pregarmi di tornare domani.
Risposta:
Se notte dopo notte e tutte le notti ci fossimo visti, anche di giorno avrei l’ardire di incontrarvi faccia a faccia.
Pag. 58, Genji a Utsusemi:
Potessi risognare quel sogno! Ahimè, dalla prima volta che mi è venuto quel desiderio, mai più le mie palpebre si sono chiuse nel sonno.
Pag. 61, Genji a Utsusemi:
Non conoscevo la natura dello strano albero che si erge nella pianura di Sono, e quando ho cercato il sollievo della sua ombra, ho perduto la strada e nient’altro.
[Genji si riferisce alla saggina: veduta a distanza sembra offrire vasta ombra, ma avvicinandosi si rivela un arbusto spoglio]
Risposta:
Troppo somiglio in questi miei anni solitari all’albero indistinto che all’approssimarsi del viandante svanisce ai suoi sguardi.
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7/8/2019: aggiornato con citazioni dalla traduzione di M.T. Orsi.
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