Capitolo 12 – Poesie

P. 318, Genji a madre di Aoi:
Io vado a una riva dove le spirali di fumo delle fornaci di sale mi ricorderanno il fumo che lento si alzava dalla sua pira.
Risposta:
Non cercate un altro cielo, ma se l’amate, restate sotto queste nuvole con cui si è fusa la sua anima.

P. 321, Genji a Murasaki:
Quantunque io vaghi lontano e in terre sconosciute, in questo specchio consentimi di lasciarti la mia immagine, perché mai si discosti dal tuo fianco.
Risposta:
Oh, pur così piccola, quanto mi conforterebbe se davvero questo specchio potesse trattenere l’immagine del tuo lontano viso.

P. 322, Dama del Villaggio dei Fiori Caduchi a Genji:
Anche se angusta è la dimora che la mia manica può concedere al lume della luna, potesse tuttavia per sempre e per sempre abitarvi, questo splendore di cui mai possono stancarsi i miei sguardi.
Risposta:
Nel suo lungo viaggio la luna troverà finalmente un cielo più limpido; non badate dunque se per un poco la sua luce è offuscata.

P. 324, Genji a Oborozukiyo:
Il torrente delle vostre lacrime colme di rampogna ha straripato fino a portare me al livello dove esilio e disgrazia diventano alluvione.
Risposta:
Molto prima di raggiungere il flusso del vostro ritorno, io sarò, povera schiuma sulla corrente delle lacrime, scomparsa alla vista.

P. 325, Fujitsubo a Genji sull’ex Imperatore:
Colui che era non è più; e colui che è ora si sottrae alle afflizioni del mondo. A che è servita la mia rinuncia, se non ad aggiungere lacrime?

P. 326, Ukon a Genji (riferito alla festa di Kamo):
Ben ricordo come, incoronati di aurei fiori, insieme cavalcammo in quel giorno glorioso! Quanto poco, ahimè, si curano dei loro fedeli, i rozzi dèi che dimorano nel Santuario di Kamo.
Risposta di Genji, rivolto al Santuario di Kamo:
Tu che sei chiamato il Riparatore dei Torti, a Te affido di vendicare il nome ch’io lascio dietro di me, ora che sono cacciato dalle instabili dimore degli uomini.

P. 326, Genji riferito a ex Imperatore:
Come accade che la vostra svanita immagine mi sorge dinanzi, benché la fulgida luna, simbolo delle vostre alte fortune, si sia nascosta al mio sguardo?

P. 327, Genji a Erede Legittimo:
Quando vedrò di nuovo i fiori della Città che la primavera dischiude, gettato come sono dalla fortuna sulle nude montagne della riva?
Risposta di Omyobu:
Per quanto doloroso vedere come rapidi cadono i fiori, tuttavia nella Città la primavera farà ritorno, e con lei chi può dire…

P. 329, Genji a Murasaki:
Da tempo abbiamo giurato che soltanto la morte ci avrebbe divisi, ma dobbiamo soffrire che per una volta la vita cancelli i nostri voti.
Risposta:
Se la mia morte potesse pagare il vostro ritorno, con quale felicità acquisterei anche un solo attimo di indugio.

P. 329, Genji:
Più reietta sarà la mia vita tra questi monti che non quelle di tutti gli esuli di cui i libri di Kara hanno narrato i dolori. (Kara=Cina)

P. 330, Genji:
Oh potessi anch’io come la marea andarmene soltanto per tornare!

P. 330, Genji:
Adesso i colli fasciati di bruma mi nascondono la mia casa, e perfino il cielo sul mio capo non mi sembra l’amabile paese di nuvole che conoscevo.

P. 331, Genji a Oborozukiyo:
Che pur gettato come un’alga sulla nuda riva del mare io sia ancora impenitente, come potrebbero sospettarlo – questi pescatori che badano alle loro fornaci di sale sulla spiaggia?
Risposta:
Nemmeno ai pescatori che sulla riva di Suma bruciano le loro fascine noi dobbiamo svelare le ceneri ancor calde del nostro amore.

P. 333, Murasaki a Genji:
Guarda le maniche dei pescatori che trascinano i mastelli d’acqua salsa lungo la riva: non le troverai più bagnate di quanto fossero le mie la notte in cui tu salpasti.

P. 334, Rokujo a Genji:
Non dimenticate coloro che per la propria salvezza rivoltolano la loro infelicità sulle piagge di Ise, mentre voi coi pescatori trascinate secchi gocciolanti alla fornace.
Risposta:
Fossi soltanto sulla piccola barca che gli uomini di Ise spingono lungo il frangente della riva, potrei almeno scambiare una parola…

P. 337, Genji:
Il vento che vi ha destati
veniva donde giace la mia Signora,
flutti della riva, i cui sospiri
fanno eco ai miei singhiozzi?

P. 339, Ukon:
Come gli stormi che esplorano senza paura le fluide strade dell’aria, così io non temo se non che la mia guida mi lasci addietro nel cielo vuoto.

P. 341, Gosechi a Genji:
Certo non sospettaste che al suono del vostro lontano liuto una mano fu molto prossima a recidere il cavo del battello.
Risposta:
Aveste davvero avuto in animo di farmi visita, cosa ci voleva a tagliare la gomena che vi trascina oltre questa riva?

P. 346, Genji e To no Chujo:
Col mento sulla mano presso la candela indugiavamo all’alba intonando canti di tristezza, finché le lacrime non inondarono la nostra coppa di vino nuovo…

P. 347, Genji a To no Chujo:
O gru, che vaghi a tuo piacere sino ai veri confini dei Superni Mondi, guardami bene, se il mio cuore non è limpido come questo nuovo giorno della Primavera.
Risposta:
Sventurata nel mondo delle nuvole squillerà la solitaria voce della tua gru fino a quando di nuovo, ala ad ala col suo perduto amico, potrà riprendere il suo volo.

P. 348, Genji:
Proprio come queste bambole, anch’io sono buttato a vivere tra i solchi non arati del poderoso mare…

P. 348, Genji:
Gli Dei almeno, le migliaia di Dei guardano con occhio benevolo il mio destino, perché sanno che quantunque peccatore, io non ho meritato un castigo quale sto scontando in questo luogo deserto.

Poesie dal Capitolo 11

Capitolo 12

Poesie dal Capitolo 13

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