Il Genji monogatari (源氏物語) è un’opera di narrativa dell’XI secolo attribuita alla dama di corte conosciuta come Murasaki Shikibu (紫式部) ed è considerato il primo romanzo della storia, nonché uno dei maggiori capolavori della letteratura giapponese.
Il romanzo è composto di cinquantaquattro capitoli e diviso in due parti: la prima narra le vicende di Genji, figlio dell’Imperatore e di una concubina di basso rango, mentre la seconda, che inizia col quarantaduesimo capitolo, sposta il centro della storia dalla Capitale alla remota Uji e racconta le esperienze, principalmente amorose, di Niou e Kaoru, rispettivamente nipote e presunto figlio di Genji.
L’azione copre circa settant’anni, durante i quali si susseguono tre generazioni. L’autrice mette in scena centinaia di personaggi, tuttavia la trama è essenzialmente semplice. Il centro della narrazione verte sulle avventure amorose del protagonista, in un contesto in cui la poligamia era accettata ma non mancava di causare sofferenza e rivalità tra donne. A far da sfondo agli eventi vi è la consapevolezza del passare del tempo e dell’impermanenza e insostanzialità del tutto – concetti che affondano le proprie radici nel Buddhismo.

Tutte le vicende di Genji, dalla brillante gioventù in cui rincorre una donna dopo l’altra al triste e solitario esilio a Suma, dal ritorno alla Capitale, all’apice della gloria, alla dolorosa perdita dell’amata Murasaki, contribuiscono ad aprirgli gli occhi sull’inconsistenza di tutto ciò che appare reale, ma non è che illusione.
L’opera non è una semplice cronaca di eventi destinati a sfociare in un lieto fine, quanto piuttosto il racconto della vita di un individuo straordinariamente brillante e dotato che passa attraverso periodi più o meno lunghi di felicità e disgrazia, gioia e dolore; Genji e le persone che gli gravitano intorno non sono del tutto buoni o del tutto cattivi, e nemmeno del tutto felici o del tutto infelici. Lo stesso protagonista, nonostante la sua inarrivabile bellezza e il talento insuperabile in ogni arte, è ben lungi dall’essere un eroe senza macchia, perfetto e, di conseguenza, poco credibile: le sue debolezze sono dipinte con altrettanta precisione che le sue abilità, e questo fa di lui un essere umano a tutto tondo.
Pur dominando la vicenda, Genji non mette in ombra i suoi comprimari: Murasaki si cura di sviluppare la storia e la personalità delle figure più importanti senza lesinare i dettagli e la descrizione precisa delle emozioni di ognuno, rappresentando con rara maestria l’intera gamma dei sentimenti umani.
Particolare attenzione è destinata alla creazione della più vasta galassia di personaggi femminili mai contenuta in un’opera letteraria, sbalorditiva per la varietà di caratteri messi in scena e la profonda conoscenza della psicologia dimostrata da Murasaki Shikibu. L’autrice non si accontenta di porre queste affascinanti figure a lato dell’eroe, ma dà rilievo alle loro difficoltà pratiche e sentimentali e indaga i loro dubbi più intimi.
Tratto dalla mia tesi di laurea “Spiriti vendicativi: l’influenza di Rokujo no Miyasudokoro su Maschere di donna di Enchi Fumiko”