Capitolo 45 – Hashihime

hashihime
immagine da Masao Ebina

PERSONAGGI PRINCIPALI

Hachi no Miya (八の宮): fratellastro di Genji e Suzaku, padre di Agemaki e Kozeri
Agemaki (大君 Ōigimi): figlia maggiore di Hachi no Miya
Kozeri (中君 Naka no kimi): secondogenita di Hachi no Miya
il Maestro: erudito monaco eremita col quale Hachi no Miya compie i suoi studi
Ryozen
Kaoru
Ben no Kimi: domestica di Hachi no Miya, un tempo dipendente di Kashiwagi
Niou

RIASSUNTO DEL CAPITOLO

Il Principe Hachi no Miya, esiliato da anni dalla Corte dopo l’accusa di aver preso parte a un complotto ordito da Kokiden, vive nella remota Uji con le figlie Agemaki e Kozeri. Il Maestro del tempio col quale Hachi è solito studiare le scritture è in buoni rapporti anche con Ryozen e rimette in contatto i due nobili. Kaoru scopre l’esistenza di Hachi, uomo dalla grande spiritualità, e vuole conoscerlo al più presto. Inizia così a frequentare la casa del Principe decaduto e a leggere assiduamente i testi sacri con lui. Una sera in cui Hachi era in ritiro al tempio, Kaoru si presenta a Uji sperando di incontrarlo, ma scopre invece le due figlie intente a suonare e ne resta affascinato.
In quella casa vive anche Ben no Kimi, un tempo servitrice di Kashiwagi, che rivela finalmente a Kaoru la verità sulla sua nascita, lasciandolo commosso e turbato, e gli consegna la corrispondenza intercorsa anni addietro tra i suoi genitori.
Consapevole che Niou da sempre sogna di trovare ragazze belle ed educate che vivano in luoghi sperduti, Kaoru racconta all’amico di Agemaki e Kozeri scatenandone la curiosità.

COMMENTO

Il Principe Hachi è un personaggio particolare, finito in disgrazia in giovane età a causa delle macchinazioni politiche di Kokiden contro la fazione favorevole a Genji, e del tutto privo di cognizioni pratiche in seguito alla perdita prematura dei suoi tutori.
Il suo matrimonio fu felice ma sfortunato: la sua amatissima moglie morì infatti dopo aver dato alla luce Kozeri, e Hachi da quel momento non si interessò più alle frivolezze e alla mondanità. Si dedicò invece con tutta l’anima allo studio delle scritture, diventando una sorta di prete laico, con la preoccupazione per le figlie come unico ostacolo a impedirgli di prendere i voti.
Uji, a una decina di miglia da Kyoto, diventa da questo capitolo in poi l’ambientazione centrale del romanzo. È tutto l’opposto della vivace Capitale: si tratta di un luogo malinconico, percepito come remoto e difficile da raggiungere coi mezzi dell’epoca, continuamente turbato dal forte rumore dell’acqua del fiume che scorre a poca distanza dalla dimora del Principe e delle figlie. Uji rappresenta il cambio di umore che intercorre tra la prima e la seconda parte dell’opera, che vira verso toni più umbratili.

CITAZIONI

Egli aveva finora ritenuto che la scoperta di vergini meravigliosamente belle e colte rinchiuse in romiti palazzi di campagna non fosse cosa della vita vissuta, ma una fantasia da romanzi per giovani cameriere. Ora risultava che quelle storie eran molto più vicine alla vita di quanto supponesse. (p. 67)

Strane zattere cariche di legname passavano ora scendendo la corrente. Lungo le rive del fiume la gente era intenta, chi in un modo, chi nell’altro, alle umili fatiche che davan loro da vivere. Come doveva essere strano quel campar così alla giornata, mal nutriti, tra i pericoli delle acque agitate! Eppure quante volte anche lui, tra le sue terrazze di giada, non aveva sentito di fluttuare pericolosamente anche lui, trascinandosi da una incertezza all’altra, senza solida terra sotto i piedi. (P. 73)

Dopo tutto, cominciò a pensare, quasi a dispetto delle sue risoluzioni, il mondo era un luogo abbastanza piacevole per trascorrerci la vita. E, per il momento, non ebbe fretta speciale di abbandonarlo. (P. 74)

In aperta campagna, nei più bizzarri angoli e cantucci, devono pur trovarsi fanciulle simili a quell’ideale che tu hai sempre vagheggiato: sono come sepolte vive in solitarie tenute, in ville appartate, senz’altra occupazione che quella di fantasticare sul proprio destino. (P. 76)

Qualcosa in me, che pur non so esprimere, mi ha sempre vietato di prender parte in qualsiasi forma ai piaceri mondani. Ha avuto l’effetto di rendermi anche disadatto al consueto scambio di scherzi fra giovani maschi e femmine. Il vero amore poi, quello che sconvolge l’intero essere, è, per quanto mi riguarda, assolutamente da escludere, perché avrebbe per risultato di farmi abbandonare ciò che costituisce, per intimo convincimento, lo scopo vero e solo della mia esistenza. (P. 76)

Capitolo 44

Poesie dal Capitolo 45

Capitolo 46

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