immagine da Masao Ebina
PERSONAGGI PRINCIPALI
– Murasaki
– Genji
– Principessa di Akashi
– Dama di Akashi
– Niou: figlio terzogenito della Principessa di Akashi e del Quarto Imperatore
– Yugiri
– To no Chujo
– Akikonomu
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
La salute di Murasaki non si è mai completamente ristabilita dopo la malattia di cui era stata vittima anni prima, e la dama sente sempre più vicina la fine; Genji però continua a negarle il suo consenso a prendere i voti. Per acquisire meriti per la propria anima la donna fa eseguire mille copie del Sutra del Loto, che vengono poi date in offerta con una fastosa cerimonia.
La Principessa di Akashi si stabilisce al Nijo-in per stare vicina alla madre adottiva e le fa visita insieme alla dama di Akashi; Murasaki fa poi chiamare anche il piccolo Niou, il suo prediletto tra i nipoti.
I mesi e le stagioni si susseguono, la salute di Murasaki ha alti e bassi finché in autunno, confortata dalla presenza della Principessa di Akashi, muore.
Il dolore di Genji, alleviato solo dalle parole amiche di chi gli sta intorno (tra cui To no Chujo e Akikonomu) lo porta ad avere un crollo completo. Di tutte le incombenze pratiche si fa carico Yugiri, anch’egli stravolto dalla scomparsa della matrigna che aveva sempre segretamente ammirato.
COMMENTO
La morte di Murasaki è uno dei momenti più struggenti dell’intero Genji monogatari. La dama è ormai consapevole dell’inconsistenza delle cose e rassegnata al suo destino, ma non per questo le è facile pensare di lasciare la bellezza del mondo e le persone che ama.
“«Ancora, ancora», pensava Murasaki; e sentiva che, dopo tutto, c’erano tante cose che era doloroso di perdere” (P. 1011).
L’unico suo cruccio rimane non aver potuto prendere i voti.
Genji, dal canto suo, non regge alla scomparsa dell’amata ed entra in uno stato di cordoglio e confusione apparentemente senza fine. L’evento doloroso lo porta a riflettere sulla propria vita e a desiderare sempre più ardentemente di prendere i voti, senza riuscire a decidersi definitivamente.
“Giorno e notte Genji singhiozzava, tanto che un velo di lacrime pareva essere sceso tra lui e il mondo. E senza posa si domandava a che gli fossero valse quella bellezza di cui tanto si era parlato, e quelle doti che sembravano averlo messo al di sopra di tutti i suoi pari. Quasi non era ancora entrato nel mondo, che già solitudine e ambascia erano state il suo retaggio. E poi, come se Budda temesse che, anche così, egli potesse ancora nutrire un residuo di fiducia nella vita e nelle sue gioie, una sequela di perdite e danni gli era piovuta addosso, da cui però alla fine era arrivato a riscattarsi. Ma ecco che adesso il più grave dei lutti compiva l’opera a cui tutte le disgrazie precedenti non erano bastate. Egli non chiedeva più un solo giorno di vita, se non forse per dedicarlo alla penitenza e al digiuno. E tuttavia, se qualcosa si frapponeva tra lui e i bisogni religiosi, era proprio l’eccesso del dolore, che con la sua forsennata violenza l’aveva talmente fiaccato da fargli capire di non essere nelle condizioni richieste per prendere i voti. Spesso pregava con tutto il cuore che gli fosse dato un momento di tregua per abbracciare la vita che agognava. E c’erano anche le volte in cui lo opprimeva un altro pensiero. Se entrava subito in un Ordine, si poteva credere che egli cedesse per debolezza a un impulso del momento, che il colpo di una perdita subitanea l’avesse sconvolto; e mai e poi mai egli avrebbe voluto lasciar nascere una simile opinione. Così il dissidio fra l’aspirazione ad abbracciare un’altra vita e il disgusto di ciò che si sarebbe detto se egli vi si fosse deciso, esacerbava ancor più la sua ambascia.” (P. 1016-1017).
La Corte intera si stringe accanto a lui, consapevole di avere perso una persona dalle doti eccezionali e difficilmente eguagliabili.
CITAZIONI
Quando cominciò a spuntare l’alba, e i fiori tornarono a splendere dove l’aria mattutina aveva squarciato la nebbia, Murasaki sentì che la primavera, la stagione da lei sempre amata, aveva ancora il potere di ravvivarla. (P. 1011)
Mai, pensava Genji, la sua bellezza era parsa così pura come adesso che l’occhio poteva posarvisi senza essere distratto da alcun trasalimento, o moto, o parola. Yugiri fissava con occhi stupiti. Il suo spirito sembrava sciogliersi da lui, vagare nello spazio, fluttuando accanto a lei, quasi egli fosse lo spettro e quella fosse la bella persona in cui aveva scelto di abitare. (P. 1016)
Una cosa sola ormai gli stava a cuore: raggiungere la certezza che, sebbene disgiunti sulla terra, nel Paradiso lui e Murasaki sarebbero stati irrorati in eterno dalla rugiada dello stesso loto. (P. 1019)