Capitolo 20 – Asagao

asagao
immagine da Masao Ebina

PERSONAGGI

Genji
Asagao
Principessa Nyogo: sorella più giovane del vecchio Imperatore, zia di Genji ed Asagao
Murasaki
Dama di Camera attempata
Fujitsubo (in sogno)

RIASSUNTO DEL CAPITOLO

Alla morte del Principe Momozono Asagao lascia il ruolo di Vestale di Kamo e torna alla Capitale; si stabilisce presso il palazzo del padre con la zia, la Principessa Nyogo. Sfruttando l’opportunità offerta dalla presenza di questa parente comune il Principe cerca di avvicinare la Dama che ammira da sempre.
Questa però si mostra riluttante ad ogni contatto e risponde solo con laconici versi spinta dall’insistenza delle sue ancelle.
Le visite all’anziana zia, provata dagli anni, danno a Genji ancora una volta la sensazione della precarietà della vita; al Palazzo Momozono egli si imbatte nella Dama di Camera attempata che un tempo l’aveva corteggiato, che mostra di non aver perso con l’età malizia e civetteria. Vedere una donna in età così avanzata ancora alle prese con la vita mondana gli fa rimpiangere Fujitsubo, molto più dotata di talenti e cultura e morta troppo giovane.
Nonostante il ritegno mostrato da Asagao, a Corte iniziano a circolare voci su una relazione tra i due che giungono anche all’orecchio di Murasaki; la povera fanciulla si trova ancora una volta a pensare che presto verrà sostituita e né le rassicurazioni né i rimproveri di Genji valgono a rasserenarla.
Le preoccupazioni di Murasaki sono però prive di fondamenta: pur dopo tutte le insistenze Asagao è decisa a non cedere a quelle avances; si propone anzi di prendere al più presto i voti.
Fujitsubo appare in sogno a Genji rimproverandolo perché, a causa del peccato in cui l’ha trascinata, ella sta pagando nel regno dei morti un prezzo salato. Il Principe, profondamente scosso, prega per la salvezza dell’anima della defunta desiderando di poter espiare il male fatto in sua vece.

COMMENTO

Asagao è una delle poche donne del romanzo che decide di non concedersi a Genji (e riesce a mantenere il suo proposito).
Questa virtuosa dama è ben consapevole della reputazione del suo pretendente e non è per nulla intenzionata, soprattutto ora che è adulta e non più una giovinetta incosciente, ad essere annoverata tra le tante conquiste del Principe.
Ciò non significa che sia immune al fascino irresistibile di Genji, anzi ne ammira la bellezza ed è certa che potrebbe essere un compagno piacevole, tuttavia non è disposta a sottostare all’umiliazione di essere messa nel fascio delle sue ammiratrici (P. 541) e di subire il conseguente e poco lusinghiero trattamento.
Asagao è intelligente ed abbastanza esperta del mondo per sapere che in ben pochi la discrezione è più forte del desiderio di raccontare una storia interessante (P. 542); per questo non si confida con nessuno, nemmeno con le sue gentildonne.
Genji dal canto suo non è disperatamente innamorato, quanto piuttosto incapricciato di lei come può esserlo un uomo con l’orgoglio ferito dal netto rifiuto che la ragazza continua ad opporgli.
Come già tante prima di lei Asagao capisce che l’unica via d’uscita da questa situazione, aggravata dalla mancanza di sostegno e relazioni sociali, è prendere i voti. La frena solo l’idea che una simile decisione darebbe credito ai pettegolezzi su una storia (finita male) tra lei e il cugino; il proposito viene quindi rimandato.

CITAZIONI

Perché, come ho detto più sopra, il suo carattere aveva questo di particolare: che quand’egli si era attaccato a qualcuno, né la lontananza né il trascorrere del tempo valevano a cancellare il suo affetto. (P. 528)

Ma ricordo che quando ti vidi la prima volta, e tu allora non eri che un ragazzino, rimasi a guardarti a bocca aperta, proprio così, a bocca aperta. Non avrei mai creduto che nel viso di un bambino mortale potesse risplendere tanta bellezza! E ogni volta che ti vedo provo la stessa sensazione di allora. (P. 529)

Se tu venissi a trovarmi tutti i giorni credo che vivrei per sempre, – proruppe lei. – Tutt’a un tratto sto cominciando a sentirmi proprio giovane, e non sono più tanto sicura che il mondo sia poi così brutto come ti dicevo poco fa. (P. 530)

… e mentre ella osservava la sua avvenente figura che si muoveva contro uno sfondo scintillante di neve, il pensiero che poteva perderlo, che presto, molto presto, forse, egli sarebbe scomparso per non tornare mai più, le risultò intollerabile da non dirsi. (P. 536)

Con quanta rapidità si arrugginiscono le serrature. Si inceppano i cardini delle porte che si chiudono dietro di noi! «Ho più di trent’anni», pensò; e gli parve impossibile di continuare ad agire come se le cose avessero dovuto durare… come se la gente avesse dovuto ricordare… «Eppure, – si disse, – perfino in questo momento so che mi basterebbe vedere qualcosa di molto bello, anche soltanto un semplice fiore o un albero, perché in un istante la vita tornasse a parermi reale e piena di significato.» (P. 538)

La luna era sorta e i suoi raggi si mescolavano al riverbero della neve appena caduta. Era davvero una notte splendida. «Una vecchia in amore e la luna di mezzo inverno»: egli ricordò il detto che sono le due cose più tristi del mondo; ma quella notte sentì che metterle così a paro era molto ingiusto. (P. 540)

In realtà, essa era abbastanza esperta del mondo per sapere che in ben pochi la discrezione è più forte del desiderio di raccontare una storia interessante. (P. 542)

… quanto tempo sarebbe durato tutto questo, si domandava, quanto tempo avrebbero sciupato in quella triste maniera, mentre da un momento all’altro uno degli innumerevoli orrori che la vita tiene perennemente sospesi su di noi poteva aggredirli d’improvviso e rendere impossibile la riconciliazione? (P. 543)

D’altronde per quasi tutti, con l’andare degli anni, come vengono in folla i pentimenti! (P. 546)

D’improvviso il suo affetto, che per molte settimane era stato in certa misura diviso, tornò a lei, a lei sola. (P. 547)

Ci fosse stato un incantesimo, una magia che gli avesse dato la possibilità di cercarla nella tenebrosa regione dove dimorava la sua anima, e di soffrire in sua vece il castigo della propria colpa! (P. 548)

Capitolo 19

Poesie dal Capitolo 20

Capitolo 21

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