immagine da Masao Ebina
PERSONAGGI PRINCIPALI
– Genji
– Dama di Akashi
– Murasaki
– Principessa di Akashi
– Dama del Villaggio dei Fiori Caduchi
– Ex Ministro della Sinistra
– Ryozen
– Fujitsubo
– Prete
– Omyobu
– Akikonomu
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
La Dama di Akashi si lascia persuadere da Genji, dopo molti ripensamenti e tribolazioni, a far portare la bambina alla Capitale e ad affidarla alle cure di Murasaki; questa si affeziona subito alla piccola e la ricopre di premure ed attenzioni, mentre la madre naturale soffre per la solitudine e la separazione dalla figlioletta nel palazzo di Oi. La consola soltanto sapere, dalle voci che riesce a raccogliere, che non ci sono altre Dame a Corte che Genji tenga in più alta considerazione di lei, che ormai frequenta senza ricorrere a sotterfugi.
La Dama del Villaggio dei Fiori Caduchi alloggia stabilmente presso il nuovo palazzo; Genji è solito fare quattro chiacchiere con lei ogni volta che ha un po’ di tempo a disposizione, trovandola gradevole per la sua modestia e il suo temperamento mite e paziente.
Il padre di Aoi, già anziano, muore lasciando a Genji un gran numero di incombenze che egli era solito affidare al Ministro.
Nello stesso periodo a Corte si susseguono disordini e sciagure che gli indovini non si sanno spiegare.
Fujitsubo si ammala all’inizio dell’anno e le sue condizioni appaiono gravi. L’Imperatore si reca subito dalla madre; la Dama muore mentre Genji è al suo capezzale.
Anche il principe Momozono, fratello del vecchio Imperatore e padre di Asagao, viene a mancare.
Un prete che serviva la famiglia di Fujitsubo svela all’Imperatore Ryozen le vere circostanze della sua nascita, lasciando il ragazzo sconvolto e in preda a sentimenti contrastanti.
Il suo atteggiamento nei confronti di Genji appare mutato, più rispettoso; quando gli confessa di voler abdicare presto, il Principe comprende che il Sovrano è venuto a conoscenza del segreto e interroga Omyobu, che però nega ogni responsabilità.
Akikonomu, allontanatasi da Palazzo per qualche tempo, si stabilisce al Nijo-in dove Genji la visita spesso. Affascinato dalla grazia della giovane le rivela i propri impulsi nei suoi riguardi ma alla reazione sdegnata della fanciulla torna a trattarla con riserbo e riacquista in parte la sua fiducia.
COMMENTO
La Corte è nuovamente turbata da digrazie e calamità naturali.
Murasaki spiega queste sciagure con le circostanze della nascite dell’Imperatore di cui egli è all’oscuro.
Finché Vostra Maestà era un bimbo indifeso, il Cielo ha avuto pietà della vostra innocenza; ma ora che siete un uomo fatto e avete raggiunto l’età del giudizio e del discernimento, i Poteri Superiori manifestano la propria collera; perché, come vi è stato insegnato, avviene spesso che i peccati di una generazione siano puniti denlla successiva. (P. 517)
Il culto degli antenati aveva un’enorme importanza in Giappone e non poteva essere tributato loro che dai veri discendenti.
Ryozen pertanto, celebrando riti sulla tomba dell’ex Imperatore pur non essendo suo figlio, compiva inconsapevolmente un atto sacrilego e delittuoso.
Inoltre la sua incoronazione non era legittima: come figlio di Genji non aveva diritto al suo titolo. Questo scatena la furia del Sole, divinità da cui l’Imperatore del Giappone afferma di discendere.
Ciò spiega il proposito di abdicare appena venuto a conoscenza della verità: la sua permanenza sul Trono rischierebbe di causare ulteriori tragedie a Corte e nell’intero Paese.
Pur desideroso di confrontarsi col suo vero padre il giovane Sovrano si trattiene temendo di ferirlo con ricordi dolorosi e incapace di trovare il modo giusto per affrontare l’argomento.
CITAZIONI
Cedere la propria figlia alle cure di un’altra donna era davvero una prova terribile; ma ella continuava a dirsi che per il suo bene bisognava fare prima o poi quel sacrificio. (P. 501)
Ogni visita lasciava Genji inquieto e insoddisfatto, ed egli trovò ben presto che passava tutto il suo tempo in continui andirivieni, la sua vita «una vacillante passerella che congiunge sogno a sogno». (P. 509)
Ma mentre si giaceva e riandava tutto il corso della propria esistenza, pensava che se nelle circostanze esteriori della vita, poche donne avrebbero potuto essere più fortunate di lei, nell’intimo forse neppur una in tutta la storia era mai stata più incessantemente angosciata e infelice. (P. 512)
Ma per quanto la scelta sia difficile, credo d’essere d’accordo col poeta che trovava l’oscurità di una sera d’autunno «la più strana e adorabile cosa del mondo». (P. 524)
Era per lui un’amara delusione scoprire di non essere ancora affatto immune da una tendenza che aveva già portato tante devastazioni della propria e nell’altrui felicità. […] ora l’inesperienza gli sarebbe stata una magra scusa; giacché, se lo confessava con cuore contrito, ormai avrebbe dovuto sapere a memoria tutte le lezioni che un ripetuto fallimento può impartire. (P. 525)
È una predilezione che io capisco benissimo, ma tuttavia non mi meraviglia che tu preferisca le prime ore del mattino in primavera, come mi hai detto spesso. Quanto vorrei poter passare più tempo con te! Trascorreremmo parecchie ore in giardino a tutte le stagioni dell’anno, decidendo quali alberi e quali fiori ci piacciono di più. (P. 525)
Che meraviglia, qui, – disse Genji; – e lo pensereste anche voi, se l’abitudine non finisse col distruggere il piacere. (P.526)
Il mio amore, – egli rispose, – è come la fiamma segreta che arde vivida perché è nascosta agli sguardi; il vostro, è come la torcia del pescatore, che risplende nel vento e subito si consuma. No, no; avete ragione, – disse dopo una pausa; – la vita (la vostra come la mia) è proprio una cosa triste. (P. 526)