Capitolo 25 – Murasaki Shikibu e il monogatari

Murasaki Shikibu ha un’idea molto precisa di quello che sta facendo e un’opinione ben formata riguardo alla letteratura del suo tempo. Il monogatari era un genere ritenuto di poco conto all’epoca, considerato un passatempo per le dame di compagnia. Gli uomini leggevano – e scrivevano – principalmente poesia in caratteri cinesi (il cui uso era precluso alle donne).
Questo brano merita di essere riportato per intero e messo in evidenza per la sua grande importanza: ci permette infatti di comprendere cosa l’autrice del tutto consapevolmente pensasse del proprio lavoro e quanto fosse in anticipo sui tempi nella sua difesa di un genere “di finzione”, ma non per questo meno “vero” nella rappresentazione della natura umana.

“C’è, a quanto pare, un’arte di ingranare ogni parte del racconto nella successiva che, sebbene si tratti di pura immaginazione, il lettore è persuaso che quegli avvenimenti possono essere accaduti davvero e ne è toccato a fondo quasi come se si svolgessero proprio sotto i suoi occhi. Con una parte del nostro cervello possiamo benissimo capire che ogni episodio è stato inventato col preciso proposito di smuovere i nostri affetti; ma (se la trama è congegnata con opportuna abilità) noi possiamo tuttavia in altra parte del nostro animo sentirci accesi di sdegno per i torti subiti da qualche principessa affatto immaginaria. O ancora, l’eloquenza dello scrittore può persuaderci ad accettare le più crude assurdità, abbacinato com’è il nostro giudizio dal puro splendore del linguaggio.
Mi è successo in passato di fermarmi ad ascoltare una delle nostre giovinette che stava facendo una lettura ad alta voce alle sue compagne, e di essere stato sorpreso dei progressi che quest’arte del romanzo sta compiendo. Come credi che i nostri nuovi scrittori arrivino a questa genialità? Leggi tutto “Capitolo 25 – Murasaki Shikibu e il monogatari”